opere
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Paesaggi Domestici

2005 - Roma, Understudio

Materiali: Ceramica, acqua, fiori, incensi.

Dimensioni: m 1,8 x 1,8
(n. 9 vasche cm 60 x 60 x h 8).

Nel microcosmo di Understudio, le incursioni spaziali di Maria Dompè diventano “paesaggi domestici”: dimore non solo fisiche, ma spirituali. A scandirle, nove vasche colme d’acqua e fiori, il cui profumo si fonde con quello d’incenso. Un giardino dei sensi da curare quotidianamente, con la stessa dedizione che si dovrebbe riservare a se stessi.

Come sempre, nel lavoro di Maria Dompè, la natura è il tramite verso il tutto, ciclo infinito di cui l’uomo fa parte, senza limiti o gerarchie. Perciò, la sfera privata è invasa da elementi naturali che, seppure addomesticati, sconfinano dalla cornice architettonica nel flusso magico delle sensazioni; allo stesso modo, i colori, gli odori, i suoni del mondo riempiono l’atmosfera. Qui, Dompè non colloca gli elementi naturali a scopo decorativo; al contrario sono l’anima, il cuore pulsante, il genio del luogo. Come il focolare, posto tradizionalmente al centro della casa, la struttura effimera realizzata dall’artista è il fulcro spaziale dove riflettere, riconciliarsi con sé e con gli altri, trovando, così, la pace. Un monito che, per sette giorni, accompagnati dal rito semplice di versare l’acqua, cambiare i fiori, bruciare l’incenso, invita a porsi in sintonia con il cosmo. Immergersi nella natura aiuta, infatti, a non ascoltare soltanto la voce del proprio egoismo, restando sordi agli stimoli circostanti.

“E’ l’atteggiamento del cuore - mi diceva il maestro Huang Huang - che fa nascere o meno il paesaggio. Se è calmo e libero, diventerà lo specchio limpido dell’ispirazione stessa; con il suo ritegno e la sua umiltà darà voce all’inesprimibile e gli elementi del paesaggio troveranno posto nel moto della composizione con assoluta evidenza” (Fabienne Verdier).

L’allestimento è una metafora dell’osmosi tra dentro e fuori, vicino e lontano, pubblico e privato, che si deve stabilire per non cadere nella trappola dell’individualismo. Del resto, l’arte ha sempre avuto questa missione: aprire finestre sull’ignoto, materializzare un pensiero, appagare il sogno di nuovi mondi possibili, spingendo la vista a guardare oltre.

Maria Egizia Fiaschetti